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La divisione dei poteri nella repubblica

(Tratto da Polibio, Storie, a cura di Domenico Musti, Milano, BUR Rizzoli, 2001, libro VI)

“Erano dunque tre gli elementi dominanti nella costituzione, che ho tutti citati in precedenza; ogni cosa in particolare era stata disposta e veniva regolata per mezzo loro in modo così equo e opportuno che nessuno, nemmeno tra i nativi, avrebbe potuto dire con sicurezza se il sistema politico nel suo insieme fosse aristocratico, democratico o monarchico. Ed era naturale che la pensassero così. A fissare lo sguardo sull’autorità dei consoli, infatti, esso ci sarebbe apparso senz’altro monarchico e regale; a fissarlo su quella del Senato, invece, aristocratico; se invece uno avesse considerato l’autorità del popolo, sarebbe sembrato chiaramente democratico. I settori dello stato sui quali ha il controllo ciascuna forma di governo, sia allora che oggi, a eccezione di poche cose, sono i seguenti.
12. I consoli, prima di far uscire le legioni per una spedizione militare, quando si trovano a Roma esercitano la loro autorità su tutti gli affari pubblici. Tutti gli altri magistrati, infatti, a eccezione dei tribuni, sono subordinati e obbediscono a loro, e sono loro a introdurre le ambascerie presso il Senato. Oltre a quanto si è già detto, sono loro a proporre le deliberazioni urgenti e a curare per intero l’esecuzione dei decreti. Per di più, tocca a loro curare tutte le questioni relative agli affari pubblici, che debbono essere trattate con l’intervento del popolo; convocare le assemblee; proporre i decreti; dirigere l’esecuzione delle decisioni dei più. Ancora, hanno un’autorità quasi assoluta nei preparativi di guerra e, in generale, nella condotta sul campo. Hanno infatti facoltà di dare ai contingenti alleati le disposizioni che ritengono opportune, di nominare i tribuni militari, di arruolare i soldati e di scegliere quelli idonei. Oltre a quanto si è detto, sul campo hanno l’autorità di infliggere punizioni a chi vogliono, tra i loro subordinati. Sono anche autorizzati a spendere, del denaro pubblico, le cifre che stabiliscono: un questore li accompagna ed esegue prontamente ogni loro ordine. Così, si potrebbe dire a buon diritto, se si guardasse a questa parte, che il sistema politico è semplicemente monarchico e regale. Se poi qualcuna di queste o delle cose che sto per dire verrà modificata, ora o tra qualche tempo, ciò non smentirebbe quanto affermiamo ora.
13. Il Senato, da parte sua, esercita la sua autorità in primo luogo sull’erario: esso controlla infatti tutte le entrate e, analogamente, le uscite. I questori, infatti, non possono fare alcuna spesa, per esigenze particolari, senza i decreti del Senato, a eccezione delle spese destinate ai consoli; sulla spesa di gran lunga più importante e più gravosa di tutte – quella che i censori fanno ogni cinque anni per restaurare o costruire opere pubbliche – il Senato esercita il suo controllo, e da esso viene la concessione ai censori. Nello stesso modo, di tutti i reati commessi in Italia che richiedono un’inchiesta pubblica – intendo dire, per esempio, tradimenti, congiure, venefici, omicidi – si occupa il Senato. Per di più, se bisogna inviare un’ambasceria a qualcuno fuori d’Italia o per un’opera di pacificazione, o per avanzare richieste, o magari per dare ordini, o per accettare sottomissioni, o per dichiarare guerra, esso vi provvede. Allo stesso modo, è il Senato a stabilire come si debbano trattare tutte le ambascerie che giungano a Roma e quale risposta si debba dare loro. In nessuna di queste faccende interviene il popolo. In conseguenza di ciò, ancora, a uno che si fermi in città mentre non sono presenti i consoli la costituzione appare compiutamente aristocratica. Si dà il caso che appunto di questi si siano convinti molti Greci e molti re allo stesso modo, poiché il Senato regola quasi tutte le questioni che li riguardano. 14. In conseguenza di ciò, è lecito domandarsi quale sia mai la parte lasciata al popolo nel sistema politico, dal momento che il Senato ha il controllo su tutte le questioni particolari delle quali abbiamo parlato e che – l’aspetto più importante – regola tutte le entrate e le uscite, mentre i consoli, da parte loro, hanno i pieni poteri sui preparativi di guerra e autorità assoluta sul campo. Ebbene, anche al popolo viene lasciata una parte, e assai rilevante. Solo il popolo, infatti, in questa costituzione, ha il controllo degli onori e delle pene, le sole cose dalle quali sono tenuti uniti gli imperi, gli stati e, in una parola, tutta la vita degli uomini. Dove tale distinzione o non è conosciuta o, pur essendo conosciuta, è praticata male, infatti, nessuna questione può essere regolata con criterio: e come potrebbe, visto che i buoni sono valutati allo stesso modo dei cattivi? Il popolo, dunque, spesso giudica una causa che prevede sanzioni in denaro, quando l’ammenda per il reato sia considerevole, e soprattutto giudica coloro che hanno ricoperto cariche importanti. È il solo a giudicare le cause capitali. Riguardo a quest’uso, avviene presso di loro una cosa degna di lode e menzione. A coloro che vengono giudicati in una causa capitale, infatti, appena vengono condannati, il costume vigente presso di loro concede la facoltà di allontanarsi apertamente se resta anche una sola tribù, tra quelle che emanano il giudizio, a non aver ancora votato, condannandosi all’esilio volontario. Gli esuli sono al sicuro nelle città di Napoli, Preneste e Tivoli, e nelle altre con le quali hanno patti giurati. Per di più, il popolo assegna le cariche a chi ne è degno: questa, in uno stato, è la più bella ricompensa per la rettitudine di un uomo. Esso esercita la sua autorità anche sull’approvazione delle leggi e – l’aspetto più importante – è il popolo a decidere della pace e della guerra. Per giunta, riguardo a un’alleanza, a un trattato di pace e alla conclusione di patti, è il popolo a ratificare e rendere operante o meno ciascuno di questi atti. Così, ancora, da ciò si potrebbe a buon diritto concludere che il popolo ha una parte importantissima e che il sistema politico è democratico.”