La massima estensione dell’impero romano

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Un impero in costante crescita

La vocazione espansionistica dell’impero romano non venne meno con la nuova era del principato: Ottaviano Augusto decise sì di garantire la Pax Augusta, un periodo di stabilità e tranquillità per i cittadini romani, ma promosse anche numerose campagne militari per il controllo dei confini che avrebbero potuto costituire una minaccia per Roma, soprattutto in area germanica. Lo stesso fecero i suoi successori, estendendo sempre più il dominio imperiale in Europa, Africa settentrionale, Medio Oriente.
L’esercito romano venne notevolmente rivoluzionato dalla riforma di Augusto, che introdusse il servizio militare permanente: fare il soldato diventava una professione, e diventando un legionario romano
ogni soldato sceglieva di entrare in un universo a sé, che comportava il trasferimento
in remote zone di confine dove era concentrata la maggior parte delle truppe romane (nell’immagine,
una riproduzione delle insegne delle varie legioni romane).

 

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Un provinciale all’apice dell’impero

L’imperatore Marco Ulpio Traiano fu il primo sovrano proveniente da una famiglia delle province romane,
e viene ricordato come optimus princeps (“ottimo principe”): fu infatti uno stimato e vittorioso generale
che portò l’impero romano alla sua massima espansione, un abile amministratore e accorto statista.
Tra il 101 e il 106 d.C. riprese la guerra in Dacia (regione corrispondente all’attuale Romania) e in breve tempo sottomise tutta la ricca regione oltre il Danubio, che fu rapidamente romanizzata (nell’immagine,
un dettaglio della colonna traiana, costruita per celebrare questa vittoria). Anche la regione dell’Arabia
Petrea, corrispondente alla parte settentrionale della penisola arabica, fu annessa pacificamente
all’impero romano nel 106 d.C. Tra il 114 e il 117, Traiano avviò la sua ultima campagna in Oriente,
nel territorio dei Parti, ma morì prima di poterla portare a compimento.

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Una politica di difesa

Traiano morì all’estero, impegnato nella campagna contro i Parti e nella repressione di varie sommosse nelle province più orientali dell’impero. Il suo successore Adriano (nell’immagine, un busto dell’imperatore) decise di concentrarsi sul consolidamento dei territori già annessi a Roma, invece di proseguire nella politica espansionistica del suo predecessore. Pose fine alla campagna militare contro i Parti rinunciando ai territori di Assiria, Mesopotamia e Armenia, conquistati pochi anni prima dal suo predecessore. Adriano li riteneva infatti indifendibili, a causa dell’enorme sforzo logistico necessario per far giungere rifornimenti a quelle regioni e alla notevole estensione del confine che avrebbe dovuto essere presidiato. La sua politica puntò a tracciare confini controllabili a costi sostenibili, rinforzando le frontiere più turbolente con opere di fortificazione permanenti, la più celebre delle quali fu il vallo di Adriano a nord della Britannia.

La massima estensione dell’impero romano

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L’espansione in età imperiale
La consacrazione
di Traiano
Adriano difensore dei confini