La seconda guerra punica

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Prime disfatte per i Romani

La scelta strategica di Annibale di portare la guerra ai Romani nel loro stesso territorio fu un’impresa tutt’altro che facile, poiché significò viaggiare per centinaia di chilometri, in assenza di strade e facendosi largo tra popolazioni ostili. Annibale valicò le Alpi marciando a tappe forzate e giunse in Italia a prezzo
di gravi perdite di uomini e animali (ben pochi dei temuti elefanti sopravvissero). Tuttavia, una volta giunto nella Pianura padana Annibale dimostrò comunque la potenza del suo esercito, riuscendo a imporsi
una prima volta nei pressi del fiume Ticino (nel novembre del 218 a.C.), quindi una seconda nei pressi
del fiume Trebbia (dicembre dello stesso anno). Dopo queste sconfitte e l’instaurarsi di alleanze
tra Cartaginesi e popolazioni galliche della zona, i Romani si ritirarono dalla Pianura padana.
(Nell’immagine, un elefante da guerra cartaginese.)

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Un’imboscata sul lago

Dopo la pausa invernale, in primavera Annibale riprese la sua marcia verso sud, scendendo in Etruria. Aggirò e oltrepassò l’esercito del console romano Gaio Flaminio Nepote, e decise di attirarlo sulla costa settentrionale del Lago Trasimeno, luogo che dalle informazioni dategli da suoi esploratori sapeva essere particolarmente adatto per un agguato. Il console romano si accampò sulle rive del lago, ignaro della presenza del nemico. Il giorno seguente, quando i Romani proseguirono la marcia, si ritrovarono assaliti dall’esercito cartaginese, che ottenne una schiacciante vittoria infliggendo notevoli perdite al nemico, tra cui lo stesso console Flaminio. (Nell’immagine, il dipinto di Joseph-Noël Sylvestre Il Gallo Ducario decapita il generale romano Flaminio alla battaglia del Trasimeno, 1882.)

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Una disfatta decisiva

La battaglia di Canne in Puglia rappresentò un momento di svolta della seconda guerra punica.
Annibale, che disponeva di un numero inferiore di soldati, fece nuovamente ricorso all’astuzia fingendo prima di ritirarsi, facendo sì che la fanteria romana avanzasse, per poi accerchiarla
senza lasciarle scampo. La sconfitta di Canne fu la disfatta peggiore della storia
dell’esercito romano, con un numero altissimo di vittime (forse 70.000 uomini).
Tuttavia, da questo momento in poi cominciò anche a essere evidente
che il tentativo di Annibale di reclutare alleati tra gli Italici non aveva avuto il successo sperato.
Con un esercito provato dalla campagna militare in Italia, Annibale decise di ritirarsi a Capua
per riprendere fiato, concedendo così tempo prezioso a Roma per riorganizzarsi.
(Nell’immagine, la colonna commemorativa collocata nel presunto sito della battaglia di Canne.)

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L’attacco di Roma alla Spagna

Nel 210 a.C. Publio Cornelio Scipione arrivò in Spagna, nei pressi di Tarraco (Tarragona), da cui partì la sua spedizione nella penisola iberica. Dapprima riuscì a conquistare Nova Carthago (Cartagena), considerata inespugnabile per le sue difese naturali: ciò gli permise di ottenere il ricco bottino di monete, materiali bellici e ostaggi ospitato in città. In seguito ottenne una nuova vittoria nella battaglia di Baecula (208 a.C), distinguendosi anche anche per la sua clemenza verso i nemici: liberò infatti Massiva, nipote del re numida Massinissa, mossa che si rivelerà poi utile in seguito, durante la campagna africana. Con la battaglia di Ilipa (206 a.C.) Scipione poté scacciare i Cartaginesi dalla Spagna e tornare vittorioso a Roma. (Nell’immagine, il dipinto di Giambattista Tiepolo Scipione l’Africano libera Massiva, 1719-1721.)

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Il mancato aiuto di Asdrubale

Nel 218 a.C., dopo la partenza di Annibale Barca per l’Italia, suo fratello minore Asdrubale rimase
a presidiare i possedimenti cartaginesi in Spagna. Sconfitto da Scipione, Asdrubale fuggì verso l’Italia,
allo scopo di congiungersi con il fratello e rifornirlo di truppe – apporto che poteva essere decisivo
per la campagna cartaginese in Italia. Tuttavia, l’esercito di Asdrubale venne intercettato dalle truppe
romane nelle Marche: i Romani, agli ordini dei consoli Marco Livio Salinatore e Gaio Claudio Nerone, bloccarono e sconfissero i Cartaginesi nella battaglia combattuta presso il fiume Metauro
(nell’attuale provincia di Pesaro-Urbino). Lo stesso Asdrubale perse la vita, e Annibale non poté
più contare su alcun aiuto dalla madrepatria, abbandonando così ogni speranza di poter
attaccare la città di Roma.

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Un alleato determinante

Roma era ormai pronta per sferrare l’attacco finale ai nemici cartaginesi. Nel 203 a.C. Scipione sbarcò non lontano da Cartagine e si assicurò l’appoggio del re numida Massinissa, al cui nipote aveva risparmiato la vita in Spagna, dopo la battaglia di Baecula. Massinissa, ex alleato dei Cartaginesi, si fece promettere dai Romani il regno da cui era stato spodestato e, in cambio, garantì loro numerose truppe di esperti cavalieri, in grado di usare l’arco anche al galoppo. Cartagine fu costretta a richiamare in patria Annibale, che lasciò l’Italia dopo tanti anni di occupazione. Stava per giungere il momento della resa dei conti tra Romani e Cartaginesi. (Nell’immagine, una moneta raffigurante Massinissa, re di Numidia.)

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Le scelte vincenti di Scipione

Lo scontro finale tra Scipione e Annibale avvenne a Zama, località nei pressi di Cartagine, nel 202 a.C. L’esercito romano si presentò in condizioni di inferiorità numerica, e i Cartaginesi potevano contare
sui temibili elefanti da guerra, che erano stati una delle loro armi migliori dall’inizio degli scontri. Tuttavia,
i Romani avevano capito qual era il punto debole dei pachidermi: Scipione diede ordine di suonare contemporaneamente trombe e tamburi per spaventarli in modo che, presi dal panico, diventassero
un pericolo per il loro stesso esercito. E così avvenne, puntualmente. Con un’astuta strategia, Scipione
e l’esercito romano riuscirono a mettere in fuga la cavalleria cartaginese e ad accerchiare il resto dell’esercito, seppure più numeroso, non lasciando scampo al nemico e determinando l’esito
della battaglia. La guerra era definitivamente vinta: Scipione diventò “l’Africano” e i Romani ottennero
il dominio incontrastato sul Mediterraneo. (Nell’immagine, l’incisione La battaglia tra Scipione e Annibale
a Zama
di Cornelis Cort, 1550-1578.)

La seconda guerra punica

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Il cammino di Annibale
Il contrattacco di Roma
Il trionfo africano di Scipione