Le guerre tra Greci e Persiani

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Prima dello scontro diretto

Le colonie greche in Asia Minore subivano la forte pressione dei Persiani, che avevano conquistato il resto della penisola anatolica. La rivolta del 499 a.C. guidata dalla città di Mileto, che ne pagò pesantemente
il prezzo, fu la scintilla che fece scoppiare il successivo conflitto tra Greci e Persiani.

Il re Dario decise infatti di punire le città greche di Atene ed Eretria che erano accorse in aiuto delle città ioniche, scatenando un conflitto che rischiò di mettere a repentaglio l’indipendenza e l’essenza stessa
del mondo greco. (Nell’immagine, un bassorilievo con soldati persiani nell’antica Persepoli, Iran.)

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Una scelta tattica audace

Dopo ciò che era accaduto alla città di Mileto, gli Ateniesi temevano fortemente l’attacco dei Persiani
ed erano incerti se asserragliarsi dentro le mura cittadine o affrontare il nemico in campo aperto.
Si decise, sotto l’impulso di Milziade, di scegliere la seconda opzione.

Atene chiese aiuto anche a Sparta, ma questa era impegnata in celebrazioni religiose e avrebbe mandato truppe solo dopo qualche giorno. Troppo tardi per gli Ateniesi, che non potevano aspettare: attaccarono quindi i Persiani nella baia di Maratona e conquistarono la vittoria grazie alla potenza delle sue falangi oplitiche e a una tattica vincente (nell’immagine, una veduta della piana di Maratona oggi).

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Termopili e Capo Artemisio

La battaglia delle Termopili, con il sacrificio dei 300 Spartiati guidati dal re Leonida, rappresentò la prima importante resistenza all’avanzata dell’esercito persiano. Tuttavia, non fu il solo teatro di scontro, perché
in corrispondenza dello sbarramento spartano la flotta greca tentò di arrestare l’avanzata di Serse a
Capo Artemisio, altro fronte di battaglia. L’intenzione era infatti quella di contrastare contemporaneamente
i Persiani via terra e via mare ma, alla notizia della caduta di Leonida, i Greci decisero di ripiegare
per accorrere in difesa della città di Atene, abbandonando Capo Artemisio.

(Nell’immagine, un particolare del bassorilievo che ricorda la battaglia alle Termopili.)

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Supremazia greca in mare

Dopo la disfatta delle Termopili, i comandanti ateniesi capirono che era impossibile difendere l’Attica,
e fecero quindi evacuare la città di Atene, asserragliandosi nella vicina isola di Salamina. Temistocle comprese che uno scontro in mare poteva rappresentare l’unica speranza di salvezza per i Greci i quali, seppure meno numerosi dei Persiani, potevano contare su una flotta molto più agile e su una maggiore conoscenza del territorio. Decisero di affrontare il nemico nel canale che separava l’Attica da Salamina,
il cui spazio ristretto poteva avvantaggiare le veloci triremi greche. Questa si rivelò la strategia vincente.

(Nell’immagine, il dipinto La battaglia di Salamina di Wilhelm von Kaulbach, 1868.)

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Platea e Capo Micale

Nel 479 a.C. si svolse l’ultimo atto della seconda guerra tra Persiani e Greci e, anche in questo caso, furono due battaglie ravvicinate a essere decisive. In territorio greco, l’esercito guidato dal generale spartano Pausania riuscì ad avere la meglio sulle truppe persiane comandate da Mardonio nella piana di Platea,
in Beozia. Negli stessi giorni, dopo aver ricevuto la notizia del successo di Platea, i Greci salparono
per la costa dell’Asia Minore, dov’era radunata la flotta persiana, e ottennero un’altra vittoria nei pressi
del promontorio di Capo Micale. Questo pose fine alle ambizioni dei Persiani, che si ritirarono definitivamente, e consacrò la supremazia greca.

Le guerre tra Greci e Persiani

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La rivolta ionica
La prima guerra persiana
La seconda guerra persiana